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Lo strutturalismo

Corrente di pensiero sviluppatasi a partire dagli anni '50 grazie alle intuizioni di Lèvi-Strauss (1908).
Lo strutturalismo può essere considerato come una "filosofia di carattere antropologico", che tenta di dar conto del reale utilizzando idee e principi teorici provenienti da ambiti di sapere eterogenei, organizzati all'interno di un campo esperenziale non sempre sottoponibile a verifica sperimentale.
Con la nascita dello strutturalismo, si intese creare un ponte metodologico in grado di mettere a confronto culture diverse, facendole incontrare, e rendendole in questo modo funzionanti come semplici variabili di temi universali costanti, nella dimensione sottostante lo spirito umano, l'inconscio.
Lo strutturalismo è la fusione di idee e stimoli provenienti da altri ambiti conoscitivi, tra cui la sociologia di Durkheim, la psicoanalisi di Jung, la linguistica strutturale di Jakobson e Bogatirèv.

Possiamo considerare un precursore dell'analisi strutturale l'antropologo americano Morgan, il quale, analizzando i termini di parentela e comparandoli con altre terminologie di parentela, individua quello che viene chiamato un sistema, del quale indica i principi generali esistenti a seconda dei diversi contesti.

Per Lèvi-Strauss, ad esempio, l'universalità della proibizione dell'incesto diveniva comprensibile se la si metteva in rapporto al concetto di reciprocità. Privarsi delle proprie donne per aprire un canale comunicativo con altri gruppi.

L'analisi strutturalista tende ad andare oltre i specifici ambiti sociali, per ritrovare quelle categorie universali presenti nella mente umana. Le differenze culturali vanno lette come variabili di temi costanti, puntando su di una natura umana sempre uguale a se stessa, non soggetta alle intemperie storiche e culturali.

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