Sostieni il nostro blog

Scuola socio antropologica francese

Le forti tensioni politico-sociali della Francia di fine '800, unite ad una crescita economica contrassegnata da forti contraddizioni interne germogliarono attraverso Durkheim (1858-1917) nel pensiero della scuola francese.
La caratteristica principale della metodologia della scuola sociologica francese fu quella di considerare i fenomeni sociali (dalla famiglia alla parentela, dalla religione all'economia) come "cose" aventi una vita propria, la cui esistenza sarebbe stata garantita indipendentemente dall'apporto delle singole coscienze, e capaci, per questo, di esercitare una pressione costante sugli individui del gruppo.
L'intera gamma dei fatti era da studiare con l'ausilio del metodo dell'osservazione empirica, al fine di garantire scientificità ad ogni fase dello studio.

La società non doveva quindi essere considerata come la semplice risultante delle singole coscienze, quanto rappresentare una sintesi operata dalla loro fusione.

L'individuo è un prodotto della società, e non viceversa, perché questa è irriducibile dalla somma dei singoli, e mantiene una vita propria. Ogni azione che si compie in società è, dunque, frutto di una coscienza che ci è superiore, e dalla quale dipendiamo.

Nota: Mauss (1872-1950), padre fondatore dell'etnologia francese, studierà il diverso modo che hanno le società eschimesi di strutturarsi sul territorio a seconda delle differenti stagioni dell'anno, viste in stretta dipendenza con l'organizzazione delle attività economiche.



L'antropologia marxista

Fu un fenomeno prevalentemente francese, sviluppatosi negli anni '60 in concomitanza al processo di destalinizzazione dell'Unione Sovietica, con il rilancio del marxismo sul piano ideologico e politico, con la situazione coloniale e con i movimenti di liberazione dei paesi del terzo mondo.

L'antropologia marxista è stata influenzata in maniera decisiva dalla rilettura del Capitale di Marx operata dal filosofo francese Althusser (1966).

Su queste basi, gli antropologi marxisti cercano di utilizzare per i sistemi non capitalistici i metodi di analisi che Marx aveva usato nell'analisi del capitalismo.

Nel loro complesso questi studi hanno sottolineato come il lavoro sia fondato non solo sullo sfruttamento di una classe da parte di un'altra, ma anche su quello fra i sessi all'interno dell'unità domestica o fra i gruppi d'età nella società più ampia: sfruttamento legittimato dal sistema di proprietà e da quelli politico, di parentela e religioso.

Le prospettive dell'antropologia marxista sono particolarmente significative nello studio della stratificazione sociale, dell'interrelazione fra attività economica e struttura sociale, nell'analisi della situazione coloniale e neo-coloniale. Essa permette inoltre di inserire le società tradizionali nel quadro economico e politico caratterizzato dall'espansione del modo di produzione capitalistico.

Il declino della corrente marxista è andato accentuandosi nel corso degli anni '80, a causa di una serie di congiunture storico-sociali. In particolare, il crollo dei paesi nati dalle fondamenta di un'ideologia marxista della società, cosi come il declino "storico" del marxismo come ideologia, hanno sicuramente giocato un ruolo importante.

Ancor oggi, tuttavia, in un'era dominata dalla volontà globalizzatrice dei paesi occidentali, specie nella sua accezione politico-economica, gli aspetti teorici dell'antropologia marxista possono aiutare lo studioso a comprendere, e spiegare, le dinamiche di contatto tra sistemi economici differenti, cosi come possono stimolare un'attenta analisi riguardo le caratteristiche di tale contatti, cercando di mettere in evidenza, laddove possibile, le contraddizioni derivanti.

Nota: In Italia l'antropologia marxista è stata influenzata dall'opera di Gramsci.

Nessun commento:

Visitatori

Seguimi su Libero Mobile

Canale Video di PocketStudy