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Psichiatria transculturale

L'etnopsichiatria è un ramo della psichiatria che si occupa di studiare e di classificare i disturbi e le sindromi psichiatriche tenendo conto del:
- Contesto culturale specifico in cui si manifestano.
- Gruppo etnico di provenienza o di appartenenza del paziente. 
Inoltre questa disciplina mette in risalto la specificità di certi disturbi strettamente collegati all'ambiente culturale di insorgenza e non riducibili a categorie psichiatriche universalmente riconosciute o condivise. 

L'obiettivo finale della psichiatria transculturale è di progredire nella conoscienza del funzionamento umano universale (bisogni e diritti universali).
Questo, perchè:
- Non tutte le manifestazioni comportamentali hanno basi di natura comune.
- Non è possibile valutare un comportamento separatamente dal proprio contesto culturale.

L’Etnopsichiatria, è quindi impegnata nell'interpretare correttamente le nuove culture della salute mentale traslocate sul continente dalle nuove correnti migratorie, assegna uguale importanza alla costituzione culturale e alla costituzione psichica dell’individuo per determinare l’evento patologico.

Per capire e curare pazienti di un'altra cultura o di una cultura diversa da quella del terapeuta, è necessario seguire il metodo Complemetarista che usa insieme (senza essere mescolati tra loro):
- l’antropologia, per la decodifica esterna (da non interpretare con la psicanalisi).
- la psicanalisi, per la decodifica interna (da non trasformare in qualcosa di culturale).

Il riconoscimento del livello culturale e la sospensione del giudizio di fronte alle rappresentazioni culturali del paziente, aiutano a:
- Costruire un profiqua alleanza.
- Capire i bisogni del paziente.
- Curare il paziente.

Quando si è nella posizione di accogliere la persona e di fornirle delle terapie, si hanno delle reazioni rispetto all'altro, delle risposte affettive e culturali; si hanno molte reazioni che appartengono alla sfera psicologica e al piano culturale (controtransfert). Bisogna essere consapevoli, consci delle proprie reazioni, essere in grado di analizzarle, fare in modo che non impediscano al paziente di dire ciò che deve dire ed essere come deve essere.
La presa di coscienza delle proprie reazioni non devono portare a negazione ma ad una analisi e una eventuale modifica.


I principi teorici alla base della pratica transculturale


1) Universalità psichica.
Siamo tutti esseri umani, quindi siamo tutti uguali e questo elemento umano fa in modo che l’incontro terapeutico sia possibile e ricco allo stesso tempo.

2) Codifica culturale.
Operazione di decentramento (indirizzandosi verso il centro dell’altro) per comprendere l'attribuzione culturale a livello del:
- Essere (Risposte a quesiti come: chi sono?, cosa sono?, qual'è il mio ruolo?).
- Senso (Risposte a quesiti come: Perchè accade questo?).
- Fare (Come: Le aspettative su ciò che si farà e come).


3) Principio del trauma dell’esilio.
La migrazione è un cambiamento di universo così profondo che produce degli effetti sulla persona, sull’interiorità della persona, sul suo funzionamento.


4) Problematiche fra prima e seconda generazione.

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