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Le modificazioni tanatologiche del cadavere

I segni della morte, considerati in rapporto al tempo, possono essere:
- immediati (cessazione definitiva delle funzioni respiratoria, cardiocircolatoria e nervosa),
- consecutivi (raffreddamento, rigidità, ipostasi, disidratazione, acidificazione),
- trasformativi, sia distruttivi che conservativi

Raffreddamento.
Dopo il decesso la temperatura corporea scende, sino a mettersi in equilibrio con quella ambientale.

Distinguiamo:
- fase di discesa lenta: durante le prime 4 ore la temperatura scende di circa 1/2°C/ora,
- fase di discesa rapida: durante le successive 10 ore la temperatura scende di circa 1°C/ora,
- nuova fase di discesa lenta: fra la 15° e la 20° ora, dal momento della morte, la temperatura scende prima di 3/4°C/ora, poi di 1/2°C/ora, poi di 1/4°C/ora, sino a raggiungere la temperatura ambientale,
- fase dell'equilibrio termico: oltre la 24° ora.

La Rigidità Cadaverica.
Il "rigor mortis" consiste nell'irrigidimento dei muscoli volontari e involontari che si manifesta dopo una fase d’iniziale flaccidità post mortale.
Diventano rigide prima le palpebre (circa 2-3 ore); successivamente la rigidità si estende ai muscoli mimici del volto, quindi al resto della muscolatura della testa e del collo, del tronco, dell'addome, degli arti inferiori e dei piedi, (si completa nell'arco di 8-12 ore).

Ipostasi.
Sono delle macchie che si estrinsecano sulle parti declivi della cute, legate al venir meno dell'energia pressoria prodotta dalla contrazione cardiaca.
Distinguiamo:
- non si vedono ancora: meno di 2 ore dalla morte,
- fase di migrabilità totale (o assoluta): non più di 6-8 ore dalla morte,
- fase di migrabilità parziale: da 8 a 12 ore dalla morte,
- fase di fissità relativa: dalla 12° alla 48-72° ora dalla morta,
- fase di fissità assoluta: superata la soglia della 48°-72° ora dal momento della morte.

La lesività medico legale.
I determinismi lesivi possono essere classificati come segue:
- lesività da energia fisica,
- lesività da energia chimica.

Per trauma va intesa qualsiasi azione lesiva da energia meccanica capace di determinare nel nostro organismo un perturbamento somatico e/o psichico;
Dal punto di vista medico legale é necessario prendere in esame i caratteri delle lesioni allo scopo di identificare il mezzo che le ha prodotte e di determinare le modalità d'azione secondo le quali il mezzo stesso ha agito sull'organismo.

Le lesioni da energia meccanica:
Sono quelle che più frequentemente é dato osservare nella pratica medico legale.
L'energia meccanica può agire sull'organismo dall'esterno, in virtù dell'azione di gravitazione o di moto del mezzo lesivo oppure per l'incontro del corpo umano in movimento contro qualche resistenza;

L'azione lesiva é determinata da una forza agente per pressione e/o strisciamento, per trazione, per torsione; spesso i meccanismi sono combinati tra loro con prevalenza ora dell'uno ora dell'altro.
A seconda della qualità dell'agente vulnerante e del suo modo di agire, le lesioni che ne derivano si distinguono in lesioni da taglio, da punta, da punta e taglio, contusive e da arma da fuoco.

Taglio:
I caratteri principali delle tipiche ferite da taglio sono:
- margini lineari, regolari e netti (cioé né contusi, né escoriati);
- angoli acuti;
- divaricazione dei margini per retrazione dei tessuti;
- fondo regolare.

Quando il mezzo agisce obliquamente e specie con un certo parallelismo alla superficie corporea può produrre un distacco parziale dei tessuti, che possono rimanere uniti alla superficie medesima per un tratto più o meno limitato: ferite da taglio a lembo.
Se il distacco é totale si parla invece di ferita da taglio con perdita di sostanza o mutilante.

Se il mezzo agisce tangenzialmente e superficialmente si possono produrre delle lesioni localizzate esclusivamente ai tessuti più superficiali della cute: si parla allora di abrasioni.
Molto frequentemente ai due estremi della ferita si osservano delle "codette", sottili e superficiali soluzioni di continuo che seguitano la ferita da un lato e dall'altro di essa.
La loro formazione é dovuta al meccanismo di azione del corpo tagliente: di norma quest'ultimo non penetra immediatamente in profondità ma, prima di penetrare nei tessuti colpiti, striscia su di essi, approfondendosi sempre più con il proseguire dello strisciamento.

La diagnosi differenziale tra suicidio, omicidio e accidentalità é basata:
- sede, numero, direzione e profondità delle lesioni;
- segni di colluttazione;
- stato delle vesti.

Nell'accidentalità più frequentemente sono colpiti gli arti e particolarmente le mani; le lesioni sono di norma uniche o, meglio, riferibili a una sola azione lesiva che, a seconda della modalità con cui il mezzo ha agito, potrà produrre una o più ferite.

Nel suicidio da mezzo tagliente una sede frequente é quella dei polsi é quella del collo; le lesioni sono raramente molto numerose.


Nell'omicidio, invece, la sede é di norma anteriore, ma può essere anche laterale, in quanto l'omicida colpisce dove può: la sede in questi casi é in rapporto inoltre con la posizione della vittima.
Nell'omicidio si possono osservare delle ferite alle mani o agli avambracci (tentativo di difesa); tali ferite naturalmente mancano se la vittima é colta di sorpresa.

Lesioni da punta.
I mezzi puntuti (aghi, chiodi, punteruoli, lime, fiocine, ecc.) agiscono in virtù della loro capacità penetrante, divaricando e allontanando tra loro gli elementi costitutivi del tessuto nel quale penetrano.

I caratteri principali delle lesioni da mezzo puntuto sono i seguenti:
- predominanza della profondità sulle altre dimensioni della ferita;
- l'orifizio d'ingresso cutaneo é di forma pressoché lineare o ovalare, con angoli più o meno acuti, e la direzione del suo asse maggiore é parallela a quella dei fasci fibrosi, che avvengono appunto divaricati dalla penetrazione del mezzo puntuto, il quale non recide il tessuto ma allontana tra loro i fasci fibrosi in parte dilacerandoli.

La diagnosi differenziale tra suicidio, omicidio e accidentalità é basata sugli stessi criteri generali considerati per le ferite da taglio.
Il suicidio per arma da punta é raro; la sede preferita é quella cardiaca; non sempre la ferita é unica, ma spesso le lesioni sono multiple, più o meno profonde e per lo più ravvicinate in un'unica regione.

Nell'omicidio, pur esso raro, la distribuzione dei colpi é generalmente più vasta che nel suicidio;

Lesioni da punta e taglio.
I mezzi puntuti e taglienti sono rappresentati da una lama, con almeno un margine tagliente, terminante in una punta più o meno acuminata; a seconda del numero dei margini taglienti.

Nelle lesioni da mezzo monotagliente, l'angolo corrispondente al tagliente é acuto, quello corrispondente alla costola é ottuso.
In quest'ultimo si può notare una piccola zona di escoriazione dipendente dalla compressione e dallo strisciamento esercitati dalla costola sulla cute

Nelle lesioni prodotte da una lama bi-tagliente, l'orifizio di ingresso cutaneo ha margini lineari e regolari; entrambi gli angoli sono acuti.
La forma di tali ferite può essere lineare o ovalare, a seconda del grado di retrazione dei margini, che é condizionata anche dalla estensione e dalla profondità della lesione.
La ferita può talora risultare curvilinea o presentare intaccature dei margini se il mezzo ha subito un movimento di torsione sul proprio asse (forma di farfalla ad ali spiegate).

Lesioni da azione contusiva.
Mezzo contundente é qualsiasi corpo ottuso dotato di superfici più o meno piane e di margini o spigoli smussi (pertanto varietà estrema).
A seconda della forza viva di cui é dotato un corpo contundente, si possono determinare lesioni contusive diverse che distinguiamo in:
- irritazioni cutanee;
- escoriazioni;
- ecchimosi;
- ferite lacere e lacero contuse;
- rotture e lacerazioni viscerali;
- fratture.

Asfissia
Il termine di asfissia intende, nella comune accezione biologica, l'effetto anossico di un qualsiasi impedimento dei fenomeni respiratori.

Processo asfittico:
1° fase: al difetto di ossigeno (ipo/anossiemia) si associa un eccesso di anidride carbonica (ipercapnia) che stimolano i centri bulbari del respiro con prevalenza di quello inspiratorio.
Pian piano si arriva alla perdita dello stato di coscienza e quindi dei movimenti volontari.
La pressione arteriosa aumenta per vasocostrizione centrale e locale che si riflette soprattutto sul distretto splancnico; il polso aumenta di frequenza; compare cianosi al volto;

2° fase: comparsa di contrazioni mucolari (convulsioni); riduzione progressiva dei riflessi; gli sfinteri si paralizzano con perdita di urina e di feci;

3° fase: progressivo esaurimento dei centri nervosi.

4° fase : a intervalli sempre più lunghi compaiono movimenti di tipo prevalentemente inspiratorio.
Il cuore continua a pulsare fievolmente sino all'arresto.

Reperti esterni:
- cianosi del volto,
- ecchimosi sottocongiuntivali,
- schiuma orifici respiratori,
- tracce di sperma orificio uretrale.

Reperti interni:
- fluidità del sangue,
- stasi sanguigna nella metà dx del cuore,
- ecchimosi puntiformi sierose (macchie del Tardieu),
- congestione dei visceri (ad esclusione della milza).

A seconda del modo con cui ha agito la violenza meccanica distinguiamo le seguenti forme di asfissia:
- da occlusione degli orifici (soffocazione),
- da occlusione delle vie respiratorie dall'esterno (strozzamento, strangolamento, impiccamento),
- da occlusione delle vie respiratorie dall'interno (annegamento, sommersione interna, intasamento),
- da immobilizzazione del torace (morte nella folla, seppellimento).

Soffocazione:
Asfissia causata dalla occlusione degli orifici respiratori mediante applicazione di una o di entrambe le mani ovvero di corpi solidi (per lo più soffici) in corrispondenza degli orifici medesimi.
Tra le asfissia è la sola che provoca la morte mediante il meccanismo fisiopatologico dell'asfissia pura.

Strozzamento
È l'asfissia che si produce per compressione delle vie respiratorie mediante la stretta esercitata sulla parte anteriore e/o sulle parti antero laterali del collo con una o con entrambe le mani.

I segni locali sono spesso evidenti sia sulla cute che come reperti interni (lesioni della cartilagine tiroidea, dell'osso ioide, schiuma nel laringe e nei bronchi, ecchimosi sottoepicardiche e sottopleuriche).
La morte non sempre si verifica secondo il classico meccanismo dell'asfissia. Talvolta infatti può intervenire un fenomeno inibitorio, sincopale.

Strangolamento
È l'asfissia che si produce per costrizione attiva del collo mediante un laccio od altro mezzo idoneo a tale scopo.
Particolare forma di strangolamento é il "garrottamento" in cui tra collo e laccio s’impiega una asticella che viene posizionata in maniera tale da attorcigliare il laccio e quindi progressivamente costringere il collo.

Tra i vasi sanguigni che restano occlusi soprattutto le giugulari: pertanto si verifica una importante stasi sanguigna che determina perdita di coscienza nonché travasi ematici nel territorio a monte della linea di costrizione (soprattutto congiuntive, ghiandole salivari e linfatiche, mucosa faringea e laringea).

Lo strangolamento é abbastanza raro. Si può verificare per omicidio (più frequentemente), per suicidio o per cause accidentali.

Impiccamento
L'asfissia é prodotta da un laccio, in genere a nodo scorsoio, che, fissato ad un sostegno, si stringe attorno al collo per il gravare del peso del corpo.

Distinguiamo:
- impiccamento tipico: il pieno dell'ansa del laccio corrisponde alla regione anteriore del collo ed il nodo alla nuca;
- impiccamento atipico: rapporti diversi dal precedente;
- impiccamento completo: corpo totalmente sospeso;
- impiccamento incompleto: corpo in parte sostenuto da un appoggio.

Spesso intervengono fattori circolatori e nervosi, responsabili in genere della rapidità con cui si perde la coscienza.
Segno locale: il solco sulla cute del collo.

Annegamento:
Fa parte del grande quadro della patologia da immersione che va inteso come impedimento all'ingresso dell'aria negli orifizi e nelle vie respiratorie determinato dalla penetrazione attiva in essi di liquidi esterni.

Distinguiamo:
- annegamento tipico: corpo immerso totalmente;

- annegamento atipico: immersione limitata al capo od anche alla sola faccia.
1) una prima fase di apnea, intesa come resistenza alla penetrazione del liquido nelle vie aeree;

2) una seconda fase pre-asfittica o di dispnea espiratoria, nella quale, ai movimenti inspiratori provocati dall'anossiemia e dall'accumularsi di anidride carbonica, si associano quelli espiratori dovuti alla stimolazione esercitata dal mezzo liquido sulle terminazioni nervose delle prime vie aeree.
Quindi segue perdita di coscienza e compaiono convulsioni generalizzate mentre i riflessi vanno estinguendosi;

3) fase della pausa respiratoria,

4) fase terminale del boccheggiamento del tutto comuni alle altre forme di asfissia. Il cuore continua a pulsare per qualche minuto dopo di che cessa ogni attività.

Nel meccanismo dell'asfissia s’inserisce un elemento caratteristico che non ricorre nelle altre forme di asfissia meccanica, vale a dire la penetrazione del mezzo liquido nel torrente circolatorio. Il che determina una diluizione del sangue.

Segni dell'annegamento:
Reperti esterni:
-fungo schiumoso che rappresenta la massa di aspetto spugnoso, bianca, iridescente, talvolta striata di sangue, che si osserva in corrispondenza degli orifizi respiratori,

-raffreddamento post mortale,

-disposizione delle ipostasi: sono nelle regioni declivi e quindi prevalentemente capo, metà superiore del torace, arti superiori,

-macerazione cutanea: si arriva al distacco dell'epidermide dal derma,

Reperti interni:
- polmoni espansi, di colorito roseo pallido o grigiastro, di consistenza cotonosa, anelastici.
Al taglio caratteristico crepitio,

- diluizione del sangue,

- plancton negli organi (ricerca con il microscopio delle caratteristiche diatomee), specie nei tessuti extrapolmonari irrorati dal grande circolo.

Intasamento:
Asfissia che si produce per occlusione delle vie respiratorie mediante l'introduzione forzata di corpi estranei nella bocca e nel faringe.

Compressione del torace:
Forme di asfissia prodotte dalla limitazione o dal totale impedimento della ventilazione polmonare a motivo di violenta compressione esercitata sul torace o anche, contemporaneamente, sull'addome.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie, l'ho trovato utile a scopo informativo, io studio infermieristica, laurea triennale. Mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa anche riguardo alla morte per avvelenamento, alla morte per overdose, setticemia e disidratazione.

Comunque grazie per la veloce, scorrevole, interessante lettura !

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