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OSSIGENOTERAPIA

Definizione
L'ossigenoterapia è la somministrazione di ossigeno a concentrazioni più alte di quelle presenti nell’ambiente atmosferico.

L’aria è composta di N=78% O2=20,95% CO2=1%
Lo scopo dell’ossigenoterapia è di provvedere ad un adeguato trasporto dell’ossigeno nel sangue, mentre diminuisce l’impegno respiratorio e si riduce lo stress del miocardio.

Il trasporto di ossigeno ai tessuti dipende da fattori come la gittata cardiaca,il contenuto di ossigeno a livello arterioso,la concentrazione di emoglobina e le richieste metaboliche, questi fattori sono da tenere in considerazione quando si somministra ossigenoterapia.

Indicazione
Un cambiamento della frequenza o del modello respiratorio può essere uno dei primi indicatori della necessità d’ossigenoterapia.
Il cambiamento della respirazione può essere dato da:
Ipossiemia: diminuzione parziale dell’02 nel sangue arterioso, si manifesta con cambiamenti dello stato mentale dispnea, aumento della pressione arteriosa, cambiamenti nella frequenza cardiaca.
Ipossia: diminuzione dell’apporto di ossigeno ai tessuti (dovuta, quasi sempre, all’ipossia)

I segni e i sintomi che segnalano il bisogno di ossigeno possono dipendere da quanto improvvisamente si manifesta tale bisogno:

Ipossie a sviluppo rapido: si verificano cambiamenti nel sistema nervoso centrale (centri neurologici superiori sono sensibili alla deprivazione dell’ossigeno) la persona dimostra incoordinazione e giudizio alterato.
Ipossia prolungata: come nelle Broncopneumopatie croniche ostruttive e nello scompenso cardiaco, può portare sonnolenza, apatia, disattenzione.

Prescrizione
La prescrizione deve essere effettuata dal medico in percentuale L\min, può essere prescritta nei casi di:

Inadeguata ventilazione:
-Apnea da arresto cardio-polmonare o overdose di farmaci
-Malattia polmonari croniche ostruttive
-Stato asmatico
-Malattie neuromuscolari o overdose da sedativi
-Traumi cranici

Inadeguata ossigenazione
-Da distress respiratorio dell’adulto

Tipi di ossigeno
L’ossigeno è presente nella clinica in due forme:

Unità del malato: l’unità del malato è composta da dispositivi a muro dove arriva l’ossigeno, attraverso dei tubi in rame (metallo di buona conduzione e resistenza) ed esce da dei bocchettoni ad attacco unico (per sicurezza gli attacchi dei gas medicali della sala operatoria sono diversi per non essere scambiati)

Per questi attacchi dell'ossigenoterapia viene usato un dispositivo chiamato regolatore di ossigeno e flussometro a parete composto da:

Un bicchiere
: dove si mette acqua distillata, serve per umidificare l’ossigeno che in natura è secco, per evitare che possa seccare troppo le mucose

Un flussometro: Il corpo del flussometro è realizzato in ottone lucidato e cromato, lo spillo di regolazione è interamente in acciaio inossidabile. In ingresso al tubo rotametrico è posto un filtro in acciaio inox con maglie da 90 micron per trattenere eventuali impurità.
Il flussometro è disponibile con scala da 0 - 15 litri/minuto.

Valvola: serve per regolare il flusso di ossigeno

Attacco a muro
: attacco unico, universale per l’unità del malato

Attacco per tubi:
attacco per i vari dispositivi di somministrazione





Bombola: le bombole sono in acciaio senza giunture o in lega leggera, con il cilindro dipinto in verde, la loro capacità è espressa in litri, sono riempite di ossigeno compresso a 150 atmosfere.
Il contenuto del gas, effettivamente erogabile, può essere calcolato in base alla capacità della bombola, alla pressione rilevata sul manometro, alla pressione residua di sicurezza ed al flusso/min di ossigeno erogato.


Se voglio sapere quanto tempo di somministrazione mi rimane in una bombola, devo moltiplicare la pressione residua del manometro per i litri della bombola ed il risultato dividerlo per i litri al minuto che devo somministrare es:
75*6l = 450l : 4 l/min=112,5

Tipi di somministrazione
Per erogare ossigeno sono impiegati diversi presidi, la quantità di ossigeno erogata è espressa come percentuale di concentrazione (es:50%).
Il tipo appropriato di ossigenoterapia viene meglio determinato attraverso l’emogasanalisi,che indica lo stato di ossigenazione della persona.
I sistemi di somministrazione dell’ossigeno sono classificati come:

Sistemi a basso flusso

Cannule nasali: si usano quando il paziente richiede una concentrazione di ossigeno da bassa a media per cui la precisione non è essenziale, è un metodo semplice e permette alla persona un ampio movimento, parlare, mangiare, senza interrompere la terapia.
Flussi di ossigeno superiori a 6-8 L/min possono causare la deglutizione di aria, con possibile irritazione e disidratazione delle mucose.




Catetere orofaringeo: non viene più usato, ma può essere prescritto per una terapia a breve termine, per somministrare concentrazioni da basse a moderate di ossigeno, il catetere dovrebbe essere cambiato ogni 8 ore, la % di ossigeno che arriva ai polmoni varia in base al variare della frequenza e profondità della respirazione del paziente



Maschera semplice: impiegate per concentrazioni di ossigeno da basse a moderate, il corpo della maschera raccoglie l’ossigeno che il paziente respira tra un atto e l’altro, queste maschere non possono essere utilizzate per somministrazioni controllate di ossigeno e devono essere adattate per garantire una buona aderenza.



Maschera a ricircolo parziale: sono dotate di un sacchetto (reservoir) che deve rimanere gonfio in tutti e due gli atti respiratori, possono essere somministrate concentrazioni più alte di ossigeno, perchè, sia il sacchetto che la maschera fungono da riserva di ossigeno.
L’ossigeno entra nella maschera attraverso un tubo con un piccolo foro che si connette con il punto di congiunzione tra maschera e sacchetto.
Quando la persona inspira, il gas viene prelevato dalla maschera, dal sacchetto e dall’aria ambiente attraverso i fori, quando la persona espira, il primo terzo dell’espirato viene raccolto nel sacchetto, questo gas viene dallo spazio morto anatomico, quindi non partecipa agli scambi gassosi avendo una grossa concentrazione di ossigeno, il resto del gas viene eliminato attraverso i fori.



Maschera senza ricircolo: hanno un aspetto simile alle maschere a ricircolo parziale, eccetto per il fatto che sono dotate di due valvole.
La prima valvola è unidirezionale posta tra il sacchetto e la base della maschera, essa consente al gas di passare dal sacchetto alla maschera durante inspirazione e impedisce al gas nella maschera di fluire nel sacchetto durante l’espirazione.
La seconda valvola è composta da un gruppo di valvole poste sui fori per l’espirazione.
Queste valvole unidirezionali impediscono all’aria ambiente di entrare nella maschera durante l’inspirazione e consentono inoltre, ai gas espirati della persona di uscire dalla maschera.




Sistemi ad alto flusso:

Maschera di venturi: è il metodo più usato ed affidabile per erogare concentrazioni precise di ossigeno attraverso un metodo non invasivo.
La maschera è costruita in modo da permettere che un flusso costante di aria ambiente sia mescolato con un flusso predefinito di ossigeno.
È usato principalmente in individui con BPCO, perché è in grado di erogare bassi livelli di ossigeno supplementare, evitando così di somministrare lo stimolo ipossico.
La maschera di Venturi utilizza dei dispositivi che cambiano in base alla concentrazione e ai litri di ossigeno che bisogna somministrare, sono facilmente distinguibile attraverso i colori:




Catetere transtracheale: viene inserito direttamente in trachea ed è indicato per le persone che richiedono somministrazione di ossigeno cronica.
Poiché l’ossigeno non viene disperso nell’ambiente, la persona raggiunge un’adeguata ossigenazione con percentuali anche basse.

Tubo T: il tubo T si connette al tubo endotracheale ed è utile nello svezzamento della ventilazione meccanica

Altri presidi per l’ossigeno includono Le maschere da aerosol, i collari da tracheotomia e le tende facciali, tutti usati con presidi per aerosol che possono essere adattati per concentrazione di ossigeno dal 27 al 100%.

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