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Il modello della complessità assistenziale

Con la L.R. 40/2005 “Disciplina del Servizio Sanitario Regionale”
Art. 68: “Entro tre anni dall'entrata in vigore della presente legge le aziende unità sanitarie locali procedono, alla riorganizzazione del presidio ospedaliero di zona sulla base dei seguenti principi:

- strutturazione delle attività ospedaliere in aree
differenziate secondo le modalità assistenziali, l'intensità delle cure, la durata della degenza ed il regime di ricovero, superando gradualmente l'articolazione per reparti differenziati secondo la disciplina specialistica” (Ospedale per intensità di cure)

- riduzione spesa, per concentrazione di risorse e competenze
Massimizzazione della produttività delle risorse date (umane e strutturali)
Uniformare i servizi offerti e la qualità delle cure
Distinzione di livelli di intensità-complessità assistenziale

La previsione di reparti con diversi livelli d’intensità assistenziale consente:
- di introdurre flessibilità nell’organizzazione del lavoro Assistenziale
- distribuzione delle risorse infermieristiche in base
all’intensità da un punto di vista quantitativo (proporzioni infermiere/pazienti diversificate)
- distribuzione delle risorse infermieristiche in base
all’intensità da un punto di vista qualitativo
-far ruotare gli infermieri, distribuendo il carico di lavoro e alternando periodi di maggior carico a periodi di minore carico

Il modello della “complessità assistenziale” può essere definito come un progetto di presa in carico della persona e dei care giver ad elevata integrazione in cui il progetto di vita della persona:
- è a rischio;
- è compromesso/ invalidato
- ha bisogno di essere riportato alla possibilità di essere gestito direttamente dalla persona /care giver.

Organizzare l’assistenza sulla base del modello della complessità assistenziale, potrebbe consentire di:
- differenziare l’assistenza fornita concentrando l’attenzione degli infermieri sui pazienti che presentano una maggiore complessità assistenziale
- orientare le cure infermieristiche sui pazienti che hanno bisogno di risposta/prestazioni sanitarie infermieristiche e attribuire al personale di assistenza le attività di assistenziali non sanitarie;
- individuare le competenze necessarie agli infermieri per assistere pazienti a più elevata complessità

Secondo il modello della complessità assistenziale, i bisogni di assistenza infermieristica della persona possono essere analizzati ed interpretati sulla base di tre dimensioni, strettamente interrelate in un rapporto di reciproca influenza

1° dimensione: condizione di salute/malattia;
2° dimensione: comprensione delle proprie necessità in relazione al punto 1 e scelta consapevole dei comportamenti idonei;
3° dimensione: possibilità di azioni autonome ed efficaci rispetto ai punti 1 e 2.



A queste tre dimensioni della persona, che determinano i bisogni di assistenza infermieristica, corrispondono diverse aree di competenze e, quindi, di responsabilità degli infermieri

1° dimensione (stabilità/instabilità clinica). Ad alta instabilità clinica corrisponde bassa discrezionalità decisoria dell'infermiere al quale è richiesta un'elevata competenza clinica

2° dimensione (capacità dell’assistito di definire le proprie necessità e di scegliere i comportamenti a lui idonei). Ad una bassa comprensione/scelta dell’assistito, corrisponde un'elevata e specifica competenza educativa/relazionale dell'infermiere.
Gli interventi infermieristici sono finalizzati a mobilizzare e sviluppare le risorse dell’assistito e dei suoi care giver.
Nelle situazioni in cui questa capacità è totalmente assente, l’infermiere si sostituisce completamente alla persona. L’intervento educativo e di sostituzione rappresenta un area di responsabilità autonoma dell’infermiere;

3° dimensione (possibilità dell'assistito di agire su se stesso autonomamente ed efficacemente). Ad una diminuita possibilità di azione autonoma dell’assistito (dipendenza) corrisponde un'elevata discrezionalità decisoria dell'infermiere.



In base a questo modello, gli infermieri sono responsabili e quindi autonomi o dell’accompagnamento del paziente e dei caregiver nel percorso di sviluppo delle competenze necessarie o della pianificazione e valutazione dell’assistenza, o della supervisione del personale di assistenza, o della garanzia dell’attuazione dei percorsi diagnostico terapeutici


Standard proposti
Il modello della complessità assistenziale propone una classificazione dell’assistenza infermieristica articolata su quattro livelli:

- Bassa: paziente stabile sia dal punto di vista clinico che cognitivo.

- Media: paziente stabile sia dal punto di vista clinico che cognitivo, interventi inerenti il processo diagnostico e terapeutico di competenza infermieristica ripetuti più volte nella giornata.

- Alta: paziente instabile dal punto di vista clinico e/o cognitivo.

- Intensiva: paziente in condizioni cliniche molto gravi o suscettibili di aggravamento, necessità di supporto vitale e di monitoraggio continuo di specifica competenza infermieristica.

Preso atto inoltre, che la dipendenza della persona assistita non è sempre connessa al bisogno di assistenza infermieristica, si propone una classificazione su tre livelli delle necessità assistenziali che possono produrre attività che il personale di assistenza (Infermieri generici, puericultrici, OSS6) può svolgere autonomamente

1° livello ossia necessità assistenziale bassa: il paziente/care giver è in grado di individuare i bisogni e di soddisfarli autonomamente.

2° livello ossia necessità assistenziale media: il paziente/care giver individua i bisogni, ma necessita di alcune attività di aiuto e/o supervisione.

3° livello ossia necessità assistenziale alta: il paziente e/o caregiver non individua i bisogni e non è in grado di far fronte autonomamente alle attività di vita quotidiane.

Standard ambulatoriali
1 tipologia ambulatori le cui prestazioni erogate necessitano della presenza infermieristica
2 tipologia ambulatori le cui prestazioni erogate non necessitano della presenza infermieristica

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