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Displasia congenita dell'anca

Anatomia dell’anca
L’articolazione dell’anca o articolazione coxofemorale, unisce il femore al bacino, essa permette i movimenti attraverso la testa del femore che si muove nell’acetabolo. La cartilagine, ricopre le due superfici ed ha la principale funzione di far scivolare le due superfici articolari l’una sull’altra e di distribuire al meglio i carichi che agiscono sull’anca.




Muscoli, legamenti e tendini circondano l’articolazione dell’anca. I muscoli si attaccano all’osso tramite un robusto tessuto, il tendine. Le due ossa sono legate l’una all’altra mediante nastri fibrosi chiamati legamenti.
Durante il movimento, la cartilagine permette lo scivolamento delle due superfici l’una sull’altra, i muscoli imprimono forza al movimento, i legamenti e i tendini sono di supporto ai muscoli. All’interno dell’articolazione e intorno ai legamenti è presente una sottile membrana che produce un liquido, il liquido sinoviale che permette all’articolazione di muoversi facilmente.




Displasia dell’anca
Si tratta di un’anomalia congenita dello sviluppo delle componenti dell’articolazione dell’anca, che porta alla progressiva perdita dei normali rapporti anatomici tra femore e bacino.

A carico dell'acetabolo le alterazioni sono:
- ridotta profondità della cavità cotiloidea
- sfuggenza del tetto cotiloideo

A carico della testa del femore le malformazioni sono:
- eccessivo valgismo del collo femorale
- antiversione del collo femorale
- ritardo nella comparsa del nucleo di ossificazione della testa femorale.

Colpisce 2 neonati su 1000, soprattutto femmine. E’ spesso evidente l’ereditarietà di questa malattia. Se la diagnosi viene fatta precocemente, è possibile ottenere un normale sviluppo dell’articolazione grazie all’uso di appositi tutori nei primi mesi di vita. Se invece non viene trattata, la displasia congenita dell’anca porta inevitabilmente ad un quadro di artrosi importante, con sovvertimento della normale anatomia dell’anca.

Nell'adulto si possono verificare due condizioni, a seconda che l'anca sia lussata oppure no. Nel primo caso, i problemi sono più spesso a carico della colonna (iperlordosi) e del ginocchio (valgo), che vengono costretti ad un sovraccarico funzionale di compenso. Nel secondo caso, un’anca sublussata o centrata ma con un acetabolo poco profondo (displasia residua) può sviluppare precocemente un’artrosi severa, che differisce da quella primaria per la grave limitazione della rotazione esterna e per l'importante accorciamento dell'arto.


Cause
Cause genetiche
- Alterazioni di sviluppo del cotile
- Alterazioni di sviluppo della testa femorale
- Alterazioni di sviluppo del labrum cotiloideo
- Lassità della capsula articolare
- Disordini neuromuscolari (mielodisplasia, spina bifida)

Cause meccaniche
- Posizione assunta dalle anche durante la vita intrauterina
- Tipo di parto (podalico)

Stadi evolutivi

- sublussazione: nucleo cefalico femorale ancora parzialmente in rapporto con l’acetabolo.
- lussazione: nucleo cefalico femorale lateralizzato e risalito al di sopra del ciglio cotiloideo.
- lussazione inveterata: produzione di un neocotile iliaco anteriore o posteriore, cavità acetabolare obliterata e accentuazione dell’ipoplasia del bacino.


Sintomatologia
Alla nascita il segno clinico più importante è il segno di Ortolani o “segno dello scatto:
a paziente supino, con ginocchia flesse ed anche flesse ed abdotte, esercitando prima una pressione con il pollice sulla faccia mediale della coscia e poi con le altre dita sulla faccia esterna, nel momento in cui la testa del femore supera una salienza smussa si avverte la sensazione palpatoria di uno scatto.

Altri segni clinici di sospetto sono:
- asimmetria delle pliche cutanee delle cosce e delle natiche
- atteggiamento in lieve rotazione esterna dell’arto
- eventuale deviazione della fessura vulvare nelle bambine.

Nella fase di sublussazione si ha:
- limitazione dell’abduzione ad anche flesse
- lassità capsulo-legamentosa dell’anca quali:

il segno di Trelat o “della squadra” consistente, a paziente prono con le ginocchia flesse a 90 gradi, in una maggiore intra-rotazione dell’anca affetta;

il segno di Savariaud consistente nell’accorciamento dell’arto affetto, nel passaggio dalla posizione supina a quella seduta.


Nella fase di lussazione si nota:
- positività del segno di Galeazzi: a paziente supino, con le anche e le ginocchia flesse, il ginocchio del lato affetto si trova ad un livello inferiore

- aumento dell’extrarotazione e dell’accorciamento dell’arto
- deformità del profilo dell’anca lussata
- possibilità di palpare la testa femorale in sede anomala
- ritardo nell’inizio della deambulazione
- zoppia durante la deambulazione
- ipotrofia muscolare dei glutei e di tutto l’arto inferiore.

Trattamento
Nella fase di prelussazione è sufficiente applicare un cuscino divaricatore o un tutore che mantenga costantemente le anche in abduzione e flessione.

Nella sublussazione e lussazione il trattamento varia in rapporto alla gravità del quadro radiografico. Il trattamento incruento si attua applicando inizialmente una trazione a cerotti collegata ad un peso seguita dall’applicazione di un apparecchio gessato pelvi-malleolare bilaterale che mantenga le anche in flessione ed abduzione.

Nelle lussazioni inveterate la riduzione cruenta va integrata con la creazione di un sistema di contenimento della testa femorale in modo da poter compensare il deficiente sviluppo del tetto acetabolare.

Complicanze
- rigidità articolare
- aumento del valgismo e dell’antiversione del collo femorale
- predisposizione alla precoce insorgenza di coxartrosi.

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